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martedì 18 dicembre 2012

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Come far essicare le rose


Vediamo come si fa.
Prendi il mazzo di rose e asciuga per bene gli steli dall’acqua residua.
Scegli le rose più belle.
Elimina le foglie in eccesso e taglia i gambi se sono troppo lunghi.
Colloca i fiori in un luogo fresco ed asciutto, in cui l’aria viene cambiata spesso.
Non metterli a contatto con fonti di calore né di luce.
Avvolgi le rose in un foglio di carta di giornale, legale con uno spago e appendile a testa in giù.
Lasciale in questa postazione per circa una 7-10 giorni.
Per dare il “tocco di grazia” al tuo bouquet, spruzza sulle rose ormai secche un velo di lacca per capelli, che darà una finitura più resistente al tuo lavoro.

La storia del pandoro




Il Pandoro, dolce tipico veronese dalla tipica forma “a stella a 5 punte”,  è il dolce per eccellenza (insieme al Panettone) delle festività natalizie.
Le origini del pandoro non sono ben chiare, ma secondo alcuni sarebbe nato in Austria ai tempi dell’impero Asburgico, dove si produceva il cosiddetto “Pane di Vienna”, probabilmente derivato a sua volta dalle brioches francesi; fin dal ‘700/’800, infatti la tecnica per ottenere questo pane era molto conosciuta, la sua lavorazione prevedeva di completare l’impasto aggiungendo una maggiore dose di burro (come si fa per la pasta sfoglia) con il risultato che, durante la cottura il dolce acquisti volume...

Secondo altri, invece, deriverebbe dal “Pan de oro”, un dolce ricoperto completamente di sottili foglie di oro zecchino (da cui probabilmente il nome attuale) che veniva servito sulle tavole dei più ricchi veneziani.

Le origini, comunque, più accreditate, sarebbero quelle secondo le quali il pandoro deriverebbe dal “Nadalin” un dolce a forma di stella che per tradizione le famiglie veronesi preparavano per Natale…è probabile, comunque, che nell’ideazione di questo dolce ci sia stata anche la collaborazione dei pasticceri austriaci, molto impiegati nelle pasticcerie più importanti di Verona. 
Creato nel 1260 per festeggiare il primo Natale dopo l’investitura dei nobili Della Scala e dei Signori di Verona, inizialmente costituito da un tronco a stella con 8 punte e non troppo alto ricoperto da una glassa,   Intorno alla fine dell’Ottocento, il dolce cambiò forma, venne alzato, le punte ridotte a 5 e la glassa eliminata… Cambiando anche il suo nome in “Pandoro”.

In ogni caso, qualunque sia stata la sua origine, nel 1894 fu brevettata la ricetta da Domenico Melegatti, che  brevettò anche lo stampo dalla forma caratteristica… un’altra versione, vuole invece che, sì Melegatti brevettò la ricetta del panettone, ma che lo stampo fosse disegnato dal pittore impressionista Angelo Dell’Oca Bianca, che lo disegnò con il corpo a forma di stella a 8 punte.


Una cosa è abbastanza certa: il nome Pandoro deriva proprio dal colore dorato di questo dolce, dato dalla presenza, nell’impasto, di una gran quantità di uova.
Fra gli ingredienti del pandoro si annoverano: Farina, zucchero, uova, lievito, burro e burro di cacao. 
La tecnica di preparazione è estremamente complessa e si svolge in più fasi consecutive, con molte ore di lavoro dietro.
La ricetta originale del pandoro non prevede che questo venga guarnito internamente con creme o canditi, anche se col tempo le case produttrici hanno cercato di ampliare la loro offerta  variando le loro ricette, facendo nascere così  diversi tipi di pandoro: da quello farcito al cioccolato a quello alla crema, o ancora a quello ricoperto di glassa.
Il classico di oggi, è però quello senza farcitura ricoperto da uno strato di zucchero a velo…
Semplice e ..inimitabile!

Ci facciamo un bell'abitino nuovo????

Il cesto di Natale

Il cesto di natale è uno di quei doni che non hanno perso mai il loro fascino e riescono sempre a stupire chi lo riceve per le leccornie e bevande che lo riempiono .





Generalmente le ceste più gradite sono quelle che contengono prodotti localo genuini.


IL CESTO PER LA FAMIGLIA

  • marmellate
  • miele
  • dolcetti
  • prodotto sott'olio
  • salumi
  • legumi

IL CESTO PER I PROFESSIONISTI O PER L'UFFICIO

  • pandoro o panettone
  • spumante
  • bottiglia di amaro o liquore
  • torrone
  • cioccolattini
Ricordiamoci sempre di assecondare i gusti di chi riceverà la cesta e non di seguire i propri gusti personali ! 

UN ..DUE...TRE...STELLA!!!

Qual era il funzionamento delle terme romane


Gli elementi indispensabili nelle terme antiche erano una cospicua e continua disponibilità di acqua per alimentare piscine e vasche, e una costante affluenza di calore tale da intiepidire o riscaldare molti degli ambienti termali, rendendo piacevole e benefica la prolungata permanenza al loro interno; laddove tali elementi non scaturivano in modo naturale dalla terra, subentrarono l’ingegno e la perizia dei Romani.

 La loro abilità ingegneristica infatti, che proprio negli impianti termali raggiunse i massimi livelli, seppe sviluppare dei sistemi di approvvigionamento idrico e di riscaldamento in grado di garantire il perfetto funzionamento di imponenti complessi.


 Alla base del rifornimento idrico, tanto nelle terme che nelle piscine e nelle fontane delle città, vi erano gli acquedotti romani, in grado di trasportare, sfruttando la forza di gravità, grandi quantità di acqua da sorgenti e laghi verso i centri urbani, dove veniva incanalata su un sistema di archi e attraverso dei condotti fino agli impianti di destinazione. 


Il primo acquedotto costruito a Roma per alimentare uno stabilimento termale fu quello dell’Aqua Virgo, voluto da Agrippa nel I sec. a.C. per garantire abbondanza di acqua alle proprie terme nel Campo Marzio; da allora in poi ogni complesso termale fu collegato ad un acquedotto. L’acqua veniva convogliata in grandi cisterne costruite nelle vicinanze e portata nello stabilimento attraverso tubazioni di piombo o terracotta; giunta a destinazione necessitava però di essere scaldata, in quanto alla base del pratica termale era proprio l’alternanza e la disponibilità tanto di acqua fredda che calda: il riscaldamento era ottenuto mediante apposite caldaie ospitate nel settore delle terme adibito a forno, alimentate con grandi quantità di legna; il mantenimento dell’acqua all’interno delle piscine alla temperatura desiderata era ottenuto con un geniale espediente, la cosiddetta testudo alvei, una caldaia dalla singolare forma a testuggine, riscaldata direttamente ed ininterrottamente dal forno ed inserita nella muratura di fondo della vasca.


 Per quel che riguarda invece la tecnica di riscaldamento degli ambienti, basata sulla produzione e sulla circolazione continua del calore, sembra sia stata messa a punto tra il II e il I sec. a.C. a Baia, nei pressi di Pozzuoli, da un certo Caio Sergio Orata, scaturita dal fenomeno naturale delle esalazioni di calore tipico dell’area dei Campi Flegrei; il tepore tipico delle terme, tanto piacevole quanto salutare per il corpo, era ottenuto mediante la semplice circolazione di aria calda al di sotto dei pavimenti, dotati di vespai sottostanti, e al di là delle pareti fornite di intercapedini.

 Le medesime caldaie provvedevano sia al riscaldamento dell’acqua delle piscine che degli altri ambienti termali, garantendo un avvolgente calore in tutto l’impianto, mitigato nelle sale adibite al relax e alle discipline sportive, accentuato nelle saune.

Con il tempo gli ingegnosi Romani riuscirono a perfezionare gli impianti di riscaldamento per rispondere alle esigenze di complessi termali che divenivano sempre più imponenti e dotati di innumerevoli ambienti; la tecnica per la costruzione del doppio pavimento e delle intercapedini era semplice ma impeccabilmente funzionante: il vespaio sotto il pavimento era realizzato tramite piastrini disposti a scacchiera fatti di mattoni, terracotta o pietra refrattaria sopra ai quali poggiava uno strato di mattoni, uno di malta cementizia idraulica ed infine il pavimento; all’interno dello spazio che si creava circolava continuante aria calda generata dal forno comunicante con il vespaio stesso.

 Il medesimo principio assicurava la trasmissione del calore attraverso le pareti: si costruivano pareti doppie per permettere all’aria calda di circolare nell’intercapedine venutasi a creare; inizialmente il vuoto tra la parete esterna e quella interna era realizzato mediante appositi mattoni sporgenti che insistevano sulla parete interna con funzione di sostegno; in seguito lo stesso risultato venne ottenuto con il meno dispendioso utilizzo di tubi in laterizio che collegavano le pareti dalla base all’imposta della copertura.

Entro il 2050 questi meravigliosi luoghi non esisteranno più

A causa del cambio del clima i ghiacci dei poli, sopratutto del Polo Nord, stanno lentamente ma inesorabilmente regredendo.
Isole Salomone, pacifico meridionale: hanno barriere coralline, lagune, vulcani sottomarini. Ma i cambiamenti climatici li stanno sommergendo: tifoni, maree, erosione delle coste.
Il presidente delle Maldive sta da qualche tempo comprando terra in altre nazioni, ad esempio in India, per sfollare le popolazioni che stanno per venir sommerse
Stesso discorso per Tokelau, atollo della Nuova Zelanda che l’incremento delle temperature sta uccidendo
Kiribati: 32 atolli e una grande isola. Anche qui il cambiamento climatico sta agendo, sull’oltre un milione di miglia quadrate dell’arcipelago, andando ad interrompere la normale crescita di alcune specie come il cocco
Nauru è la più piccola nazione al mondo, con 8 miglia quadrate di copertura, ed è la seconda nazione per popolazione dopo la Città del Vaticano. E’ circondata da pilastri ricchi di fosfato e le operazioni estrattive del minerale la stanno distruggendo
Isole Seychelles, 115 isole nell’Oceano Indiano: protetta da una barriera corallina imponente dalle maree, ma le temperature marine stanno facendo morire i coralli

Il primo presepe del mondo

Greccio e il suo presepio, una storia che affonda le proprie origini in una fredda notte di Natale del 1223 quando San Francesco, di ritorno dalla Palestina, volle ricostruire con persone e animali del tempo la Natività di Betlemme.
Un evento unico al mondo che, proprio per la sua singolarità, cambiò radicalmente il destino del piccolo borgo alle pendici del Monte Lacerone. Da semplice castello, abitato da messer Giovanni Velita e la sua corte, Greccio diventò col trascorrere dei secoli un punto fermo per migliaia di fedeli.
E tutto per l’intuizione del Poverello d’Assisi che, proprio su questi mistici monti, “inventò” il presepio. Una tradizione che, col passare degli anni, ha fatto il suo ingresso nelle famiglie cristiane di mezzo mondo.
Ma dove si trova Greccio? 
Collocato a mezza costa della catena boscosa dei monti Sabini, a 705 metri sul livello del mare, il borgo medievale si affaccia sulla Valle Reatina delimitata dalla catena appenninica del Terminillo. Distante appena 15 chilometri da Rieti e 80 da Roma, Greccio è meta ogni anno di oltre 250mila visitatori, la maggior parte dei quali si recano al santuario francescano – costruito intorno alla grotta in cui San Francesco realizzò il primo presepio del mondo – in occasione delle festività natalizie.

Perché San Francesco scelse proprio un paesino povero e umile come quello di Greccio? 
Il motivo sta tutto in quella semplicità che il piccolo borgo evocava, tanto che lo stesso Francesco lo accomunava a Betlemme. Dopo il viaggio in Palestina, rimasto molto impressionato dalla visita in Terra Santa, egli mandò a chiamare il feudatario di Greccio, Giovanni Velita, e gli illustrò quanto aveva in mente, chiedendogli di scegliere una grotta in cui avrebbe poi dovuto condurre un bue e un asinello, cercando di riprodurre al meglio il simulacro di Betlemme. Il cavaliere Velita aveva 15 giorni di tempo per preparare e approntò tutto con la massima cura. Francesco aveva convocato i frati da più parti e tutti gli abitanti di Greccio; le folle si mossero dai luoghi più vicini e lontani rischiarando la notte con torce e ceri luminosi. Giunse infine il “Santo di Dio”, vide tutto preparato e ne godette.
Da quel momento Greccio fu la nuova Betlemme.

Una storia a lito fine

Aesha Mohammadzai,
Aesha Mohammadzai,prima


Quando Aesha aveva 12 anni, il padre l'ha promessa in matrimonio a un combattente talebano per pagare un debito.

E 'stata consegnata alla sua famiglia che ha abusato di lei e costretta a dormire nella stalla con gli animali.
L'ONU stima che quasi il 90 per cento delle donne afghane soffrono di una sorta di abusi domestici.
Quando ha tentato di fuggire, fu catturata le vennero amputati naso e orecchie da suo marito come punizione.
'Quando hanno tagliato il naso e le orecchie, sono svenuta.
'Ho aperto gli occhi e non riuscivo nemmeno a vedere a causa di tutto il sangue', ha detto alla giornalista Atia Abawi della CNN. 
Data per morta andò a casa di suo nonno e suo padre la portò in una struttura medica americana, dove i medici si presero cura di lei per dieci settimane. Hanno poi trasportato Aesha in un rifugio segreto a Kabul e nel mese di agosto 2010, portata negli Stati Uniti da Burn Grossman Fondazione famiglia ospitante.
Fu presa poi da un ente di beneficenza a New York chiamato Donne per le donne afghane che l'ha sostenuta e aiutata pagando per le sue operazioni.
Aesha Mohammadzai,dopo le operazioni.

Nel dicembre 2011,andò a vivere con con Mati Arsla e Jami Rasouli-Arsala, a Fredrick, nel Maryland.  

Aesha si ricorda di quella schiavitù ogni volta che si guarda allo specchio.
Ma ci sono ancora volte che può ridere.
E in quel momento si vede il suo spirito adolescente sfuggire a un corpo che ha avuto una vita di ingiustizie e tormenti

Chi non sa mentire, crede che tutti dicano il vero.


Pet Terapy

I cani che consolano i bimbi sopravvissuti alla strage in America La pet therapy utilizzata per offrire un momento di sollievo
Potrebbe non bastare per dimenticare il dolore, ma sarà attraverso la pet therapy che si cercherà di offrire un conforto ai bambini sopravvissuti e ai parenti delle vittime della strage di Newtown.
Toccherà quindi ad un team speciale, composto da dieci cani Golden Retriver, offrire un momento di sollievo e un sorriso, come spiega Mashable.
AIUTO – I cani hanno attraversato più di 800 miglia per arrivare a Newtown, teatro del massacro di Sandy Hook, la scuola del Connecticut nella quale il giovane Adam Lanza ha ucciso 26 persone (20 bambini), prima di togliersi la vita.
Tutto per stare vicini ai parenti delle vittime: un aiuto silenzioso subito apprezzato, soprattutto dai bambini, come ha spiegato Tim Hetzner, presidente della società Addison che ha organizzato l’iniziativa. 
UN SORRISO –
Per Hetzner attraverso la pet therapy si può offrire un valido aiuto: “I cani non giudicano. Ma amano, senza distinzioni”, ha affermato.
Agli animali è stata legata una piccola targa al collo, con scritto “Perfavore, accarezzami”.
Le persone che ne faranno richiesta potranno quindi lasciarsi coccolare dagli amici a quattro zampe.
Non è la prima volta che questi cani vengono utilizzati in situazioni simili: gli animali erano presenti anche negli Stati di New York, Indiana e New Jersey, per aiutare i sopravvissuti della devastazione dell’uragano Sandy.
Non pochi sono stati i bambini che, una volta visti i Golden Retriver, hanno iniziato ad abbracciarli e a sfogarsi con loro.
Tanti altri hanno trovato nella semplicità dei cani un piacevole modo per non pensare alla strage, almeno per qualche momento.

(Photocredit: mashable.com,Eticamente.net)

Il cuore la dimora dei sentimenti molto spesso dimenticati

Un giorno Dio si stancò degli uomini.
Lo seccavano in continuazione, chiedendogli qualsiasi cosa per se stessi. 
Allora decise di nascondersi per un po' di tempo.
Radunò tutti suoi consiglieri e chiese loro:
“Dove mi devo nascondere? Qual è il luogo migliore?”.
Alcuni risposero:
“Sulla cima della montagna più alta della terra”.
Altri: “No, nasconditi nel fondo del mare, nessuno ti troverà”.
Altri: “Nasconditi sul lato oscuro della luna; quello è il posto migliore.
Come riusciranno a trovarti là?”.
Allora Dio si rivolse al suo angelo più intelligente e lo interrogò:
“Tu dove mi consigli di nascondermi?”.
L'angelo intelligente, sorridendo, rispose:
“Nasconditi nel cuore dell'uomo....è l'unico posto dove molti di essi non vanno!” e quei pochi usano il cuore per dare non per chiedere.


Leggenda della Rosa di Natale


La piccola figlia di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città.
Si avvicinò e chiese loro dove andassero.
I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni.
La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo.
I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo.
Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione.
Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose.
Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città.
Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato
Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

dal web
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