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lunedì 1 luglio 2013

Giardino di Dakuwaqa - riprese subacquee di Fiji e Tonga

Se fosse così sotto ogni cielo il mondo sarebbe un bel posto per viverci

Il dodo


Il dodo o dronte (Raphus cucullatus, Linnaeus 1758) era un uccello columbiforme della famiglia Columbidae, endemico dell'isola di Mauritius. Era inetto al volo, si nutriva di frutti e nidificava a terra. Si estinse rapidamente nella seconda metà del XVII secolo in seguito all'arrivo sull'isola dei portoghesi prima e degli olandesi poi.

Si crede che il progenitore del dodo sia arrivato a Mauritius dall'Asia Meridionale.
 Il suo progenitore più prossimo, noto da alcuni resti fossili, doveva essere lungo circa 35 cm, frugivoro ed ovviamente capace di volare. L'ambiente favorevole, la scarsità di predatori abituali, e il clima che offriva la possibilità di limitare spostamenti e migrazioni, favorirono in questi uccelli una progressiva atrofizzazione delle ali, cui corrispose una graduale modifica delle abitudini alimentari, alla fine completamente rivolte verso una ricerca del cibo "a terra".
 Le modifiche strutturali selettive non interessarono solo gli arti anteriori e il becco, ma riguardarono anche le dimensioni dell'animale che aumentarono dai 35 cm di lunghezza ai 50 cm e oltre. Il peso di questi animali si attestava attorno ai 25-30 kg. Le dimensioni notevoli di questo uccello lo resero stazionario, quindi molto legato al suo ambiente. 
Questi elementi avvalorano la tesi che identifica uno dei fattori determinanti nell'estinzione del dodo: l'importazione da parte dell'uomo di specie alloctone, le quali danneggiarono sia direttamente (predazione) sia indirettamente (consumo frutti, distruzione o predazione uova) questa specie. I suoi parenti viventi più prossimi sono probabilmente le Colombe coronate del genere Goura e il Diduncolo (Didunculus strigirostris), il cui nome scientifico significa appunto "piccolo dodo". 

 Il mito secondo cui l'estinzione sarebbe stata dovuta alla caccia da parte dei marinai pare infondato; fonti sia portoghesi sia olandesi descrivono la carne del dodo come poco appetibile. 
Se il termine dodo deriva dal portoghese doudo (doido nel portoghese moderno), per "sempliciotto", forse inteso anche come "preda facile" probabilmente per l'impacciato movimento sulla terra ferma, il termine olandese walgvogel significa invece "uccello disgustoso". 
La tesi più accreditata è che il dodo si sia estinto in seguito alla distruzione del suo habitat da parte dei coloni, che condannarono il dodo disboscando l'isola e introducendo specie animali antagoniste come cani, maiali, ratti e scimmie. È doveroso comunque ricordare un altro probabile fattore che ha contribuito all'estinzione della specie, ovvero la scarsa difendibilità della prole, dovuta alla nidificazione a terra e alla scarsa mobilità degli individui della specie.
 Sebbene infatti il sapore delle carni di questo uccello non fosse particolarmente gradito al palato dei coloni, le uova restavano comunque commestibili per alcune delle sopracitate specie antagoniste e per l'uomo stesso. Quest'aspetto si inserirebbe verosimilmente in un'attendibile ricostruzione del quadro di eventi che ha portato all'estinzione dell'animale.
 Secondo alcune fonti, l'ultimo dodo sarebbe stato avvistato nel 1662; altre riportano il 1681 come anno dell'estinzione.

Negli ultimi anni del 1900, in seguito all'estinzione del dodo, si notò che sull'isola il numero dei tambalacoque (Sideroxylon grandiflorum, chiamata in passato Calvaria maior), un albero che era assai diffuso nel luogo, si era drasticamente abbassato e che le loro età erano decisamente avanzate, facendo risalire la nascita degli alberi rimasti a 300 anni prima, periodo in cui si sono visti gli ultimi dodo. 
Questo ha portato a ipotizzare che la Calvaria maior e il Raphus cucullatus fossero uniti in qualche modo, fino a dipendere l’uno dall’altro, vivendo, perciò, in una simbiosi. Si suppone che il dronte si nutrisse dei frutti del tambalacoque e che il suo robusto ventriglio avesse un'azione erosiva sui duri tegumenti del seme, rendendolo così germinabile. 
Attualmente sopravvivono solo pochi, vecchissimi esemplari di questo albero. C’è stata una discussione tra Stanley A. Temple (ecologo) e A.W. Owadally (membro del Servizio Forestale di Mauritius) attraverso la rivista Science, dove Owadally critica le ipotesi avanzate da Temple (sopra esposte). L’unico vero punto che potrebbe far cadere le ipotesi di Temple, però, sarebbe il ritrovamento di alberi di Calvaria di un’età compresa tra i 75 e i 100 anni. 
Queste cifre sono state fornite da Wiehe, che è la stessa persona che ha riferito 300 anni come età degli alberi sopravvissuti a Temple. Per cui anche questo punto potrebbe risultare a favore dell'ipotesi di Temple. 

 Essendo un animale estinto, il dodo è spesso presente in numerose opere tra cui lungometraggi, fumetti, cartoni animati e videogiochi.
In letteratura il dodo si ritrova nella serie di romanzi di Jasper Fforde con protagonista Thursday Next, ne Il diario di Adamo e di Eva di Mark Twain e nel libro di fantascienza The Last Dodo. 
Oltre alla apparizione ne L'era glaciale (2002) vanno menzionate le apparizioni nel cartone animato Porky in Wackyland (1938) e nelle serie Phineas e Ferb, Due Fantagenitori e Animal Crackers. Compare inoltre nel telefilm Primeval e nella serie di fumetti Martin Mystère. 
Alcuni personaggi basati sul dodo sono l'omonimo personaggio di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll (che con questo personaggio rappresentava umoristicamente se stesso nell'atto di pronunciare il suo vero nome "Do-Do-Dodgson" , il Pokémon Doduo e Dodò, protagonista del programma per bambini L'albero azzurro. 
Viene inoltre citato da numerosi gruppi ed artisti musicali. A titolo di esempio si elencano, tra gli altri, i Genesis (nell'album Abacab), i Bad Religion (nell'album Punk Rock Songs), Dave Matthews e l'album Bachelor No. 2 con sottotitolo Or, The Last Remains of the Dodo di Aimee Mann. 
Il gruppo The Dodos prende il nome dall'animale estinto. 
Un dodo rampante è inoltre presente nello stemma dell'isola di Mauritius, mentre un dodo sorridente appare nel marchio della fabbrica di birra Brasseries de Bourbon. 
Il dodo è anche il simbolo della Durrell Wildlife Conservation Trust, l'organizzazione fondata da Gerald Durrell con lo scopo di studiare le specie in via di estinzione. 
La marca di gioielli Pomellato ha creato una serie di ciondoli chiamati Dodo.
 Nel 2002 la casa automobilistica Lancia ha creato un'edizione speciale della Lancia Y che venne battezzata "Dodo" dato che gli interni erano stati progettati proprio dalla stessa azienda. 

Nella lingua inglese il termine dodo indica, in senso figurato e con una sfumatura ironica, una persona incapace di adeguarsi alle nuove circostanze e ai nuovi tempi. Esistono inoltre due espressioni idiomatiche che fanno riferimento alla triste sorte toccata a questa specie: una è as dead as the dodo (alla lettera morto quanto un dodo) che equivale all'italiano morto e sepolto; l'altra è gone the way of the dodo (alla lettera andare nella direzione/fare la strada del dodo) che indica qualcosa o qualcuno di anacronistico e fuori moda. Infatti nella fondamentale matrice prodotti del Boston Consulting Group i prodotti ormai senza mercato (in italiano "fossili") sono definiti dodos. 

Fonte : wikipedia
Immagini dal web

Una lirica di Pablo Neruda



Mi piaci silenziosa, perché sei come assente
mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Par quasi che i tuoi occhi siano volati via
ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.
Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima
ed assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci silenziosa, quando sembri distante.
E sembri lamentarti, tubante farfalla.
E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:
lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.
Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,
lucido come fiamma, semplice come anello.
Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.
Mi piaci silenziosa perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Basta allora un sorriso, una parola basta.
E sono lieto, lieto che questo non sia vero.

(Pablo Neruda)

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