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martedì 29 ottobre 2013

Il palazzo-fortezza nel cielo - Ceylon



La rocca di Sigiriya, una magnifica città palazzo costruita ad abbracciare un monolito di arenaria che si erge per 200 metri sopra la fitta foresta tropicale, nel cuore dell’isola di Ceylon, ha l’aspetto di un paradiso in terra.
Quella che fu la sede del regno singalese tra il 477 e il 495 sorse però a causa di un crimine tra i più odiosi: il parricidio.
Come racconta il Mahavamsa, il più antico testo di storia singalese, infatti, a volerla fu Kasyapa I, il sovrano che usurpò il legittimo trono del fratellastro Mogallana, dopo aver ucciso il padre Dhatusena I, appendendolo a testa in giù in una tomba mentre era ancora in vita.

Dopo l’atroce delitto, Kasyapa I fuggì da Anuradhapura, allora capitale del regno, alla volta di Sigiriya.
Ai piedi della montagna fece costruire un insieme ordinato di giardini, delimitati da muretti e fossati colmi d’acqua, e punteggiati di piscine, fontane -alcune delle quali ancora oggi in funzione durante la stagione delle piogge- e padiglioni per ospitarvi le truppe, i dignitari di corte e uno stuolo di concubine.

Poco più in su, invece, fece realizzare un giardino roccioso, il cui aspetto apparentemente selvaggio era ed è, in voluta contrapposizione con la perfetta simmetria di quelli sottostanti.
Vi trovarono posto, in una grotta, la sala delle udienze con un trono scavato nella roccia 5 metri, varie cisterne per la raccolta dell’acqua e un piccolo teatro dove si tennero le prime rappresentazioni di musica e poesia della storia dell’isola di Ceylon.

Circa 1500 graffiti con brevi componimenti poetici e frasi d’amore ricoprivano invece il Kat Bitha, il muro –staccato e reso lucido come uno specchio- della galleria che conduce all’ingresso del palazzo reale di Kasyapa I.
Qui un portale monumentale in mattoni e legno ricoperto di stucco, a forma di leone – di cui oggi restano le zampe con gli artigli- introduceva a una vertiginosa scalinata costruita sulla parete verticale del monolito roccioso, dove venne dipinto il corteo delle fanciulle.

In cima si trovava la dimora del re e della regina, abbellita da giardini e piscine.
Oggi ne restano solo le fondamenta, così come l’antica scalinata è stata sostituita da una più sicura struttura metallica, ma il panorama merita la fatica della salita.

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Kasyapa I visse negli agi del palazzo di Sigiriya per quasi 18 anni, tanti quanti ne furono necessari a Mogallana per organizzare un potente esercito e marciare alla volta della rocca.
Pur di non cadere prigioniero del fratellastro, Kasyapa I si suicidò, e la sua fine segnò quella di Sigiriya.
Anuradhapura tornò a essere la capitale del regno e, fino al XIV secolo, quello che era stato un luogo di piaceri terreni venne occupato da una comunità ascetica di monaci.

Il crisocione


Il crisocione (Chrysocyon brachyurus) è un canide del Sudamerica. È l'unica specie del genere Chrysocyon. 
Studi recenti hanno dimostrato che il crisocione non è strettamente imparentato con i canidi diffusi attualmente: rappresenterebbe perciò una delle specie "sopravvissute" dei grandi mammiferi sudamericani del Pleistocene. 
Il nome del genere Chrysocyon deriva dal greco e significa letteralmente "cane dorato".


Diversamente dagli altri canidi (lupo, licaone, cuon) il crisocione non vive in branchi e non caccia grosse prede.
 È un animale molto timido che raramente attacca o anche semplicemente incontra l'uomo. 
Vive in coppia solo quando si tratta di allevare la prole. La gestazione dura 67 giorni e la femmina può partorire fino a 6 cuccioli.


Il crisocione è solito cacciare di notte. Prede abituali sono lepri, uccelli e roditori. 
La frutta, come si vede dai molari particolarmente adatti allo scopo, costituisce una componente importante della dieta, in particolare la pianta di pomodoro selvatico (Solanum lycocarpum, anche detta frutto del lupo o "lobeira") senza la quale l'animale morirebbe di infezioni renali. 
Proprio per questo il crisocione contribuisce attraverso i suoi escrementi a disperdere i semi della pianta. Si può dunque parlare di una vera e propria simbiosi, che coinvolge anche alcune specie di formiche.
 Il crisocione caccia con balzi improvvisi (tecnica già usata dalla volpe)


Il crisocione è sempre stato assai raro nel suo areale geografico, e ovviamente il degrado ambientale non lo sta agevolando, anche perché non si adatta di buon grado alla presenza umana.
 È diffuso nel Brasile meridionale (dove è chiamato "lobo-guarà" o lupo rosso), Paraguay, Bolivia e nella zona orientale delle Ande.


È una specie a rischio di estinzione (in Uruguay e nel nord dell'Argentina è già scomparso) anche se la lista dell'IUCN lo considera a basso rischio.
 È un animale molto ambito negli zoo, dove già nel 1967 venne ottenuto un primo parto in cattività ma i piccoli, non curati dalla madre, non sopravvissero. 10 anni più tardi vi erano una novantina di esemplari negli zoo, con circa un terzo nato in cattività, i parti erano una decina l'anno ma spesso i piccoli non sopravvivevano.

José Mujica, il presidente più povero del mondo


“Voglio vivere come il mio popolo”
Il capo di stato dell'Uruguay risponde alle domande di Al Jazeera sorseggiando mate nella sua casa di contadino pochi giorni dopo il via libera alla legalizzazione della produzione, vendita e consumo di marijuana.
"Un presidente deve servire la sua gente.
Per me i poveri sono coloro che hanno bisogno di troppo, perché vivono perennemente nell'insoddisfazione".
José Mujica, il presidente più povero del mondo:
Dimenticate le sale affrescate, le poltrone di velluto, gli abiti firmati e le auto blu.
Dimenticate le foto dei rotocalchi sulle vacanze in yacht dei nostri politici, la compagnia di avvenenti signorine e il corteo di guardie del corpo.
Provate ora a immaginare un uomo minuto – di fronte a una giornalista internazionale – vestito con un semplice maglione, seduto al tavolo di una casa umile, mentre sorseggia del mate versandolo da un thermos di plastica.
E ora pensate che quell'uomo è un capo di Stato.
Per l'esattezza José Mujica, il presidente più povero del mondo, balzato negli ultimi giorni all'onore delle cronache di tutto il mondo per aver permesso per la prima volta la legalizzazione totale della marijuana.
La legge, approvata alla Camera bassa, dovrebbe arrivare in Senato entro la fine dell'anno: se verrà approvata l'Uruguay diventerà il primo paese al mondo a regolamentare la produzione, vendita e il consumo libero di “erba” tra le persone adulte.
Una proposta che funge anche da banco di prove e potrebbe in futuro essere esportata in tutta l'America Latina, dove sono numerosi i governi di sinistra.
Dal Brasile al Venezuela, dall'Ecuador all'Argentina.

Mujica risponde alle domande di una giornalista di Al Jazeera, rivendica la sua scelta di liberalizzare il consumo di marijuana e spiega che ogni altra soluzione proibizionista nel mondo si è rivelata fallimentare.
Poi non perde l'occasione per denunciare la “leggerezza” dell'Onu, incapace di pacificare vaste aree del pianeta.
“Il dio mercato organizza ormai le nostre economie, le scelte politiche, le nostre abitudini di vita e addirittura fissa tariffe anche per la felicità.
Sembra che siamo nati esclusivamente per consumare: quando non possiamo più farlo il sentimento che proviamo è di frustrazione”. Per questo di fronte alle telecamere di Al Jazeera Pepe Mujica rivendica ancora la sua scelta di vivere in povertà e rinunciare alle abitazioni lussuose che spettano ai capi di stato uruguayani. “Chi critica la mia scelta è il vero povero.
Per me i poveri sono coloro che hanno bisogno di troppo, perché vivono perennemente nell'insoddisfazione”.
E infine aggiunge:
“Per me un presidente è un uomo al servizio della repubblica. E' un funzionario, non un re, né un Dio.
Come tale deve essere sostituito al termine del suo lavoro.
Io sono contrario alla ri-elezione.
Non sopporterei di possedere terreni e altri beni di lusso.
Credo che un presidente debba vivere come vive la maggioranza della popolazione, che deve servire e anche rappresentare”.
Ma Mujica non si esime dal commentare lo scandalo che sta travolgendo gli Stati Uniti sullo spionaggio degli altri Paesi del mondo.
“L'America ha paura, molta paura, perché nella sua storia si è creata molti nemici.
Chi ha nemici ha paura.
Ma il ventre dell'America Latina sta conquistando anche la società americana.
Tutto è destinato a cambiare”.

Anche il nostro Presidente napolitano vive così

Qui a casuccia sua 

Qui In parata magma- magma



Qui Con modesto abitino da lavoro

PICCOLE INSIGNIFICANTI DIFFERENZE  TRA DUE UOMINI AL COMANDO DI UNA NAZIONE

Mujica riceve dallo stato uruguaiano un appannaggio di 12.000 dollari al mese per il suo lavoro alla guida del paese, ma ne dona circa il 90% a favore di organizzazioni non governative ed a persone bisognose.
La sua automobile è un Maggiolino degli anni '70.
Vive in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo: ha infatti rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale.
Ha rifiutato sia la scorta che la macchina di stato.
Il resto del suo stipendio è di circa 1.500 dollari; in un'intervista il presidente ha dichiarato: "Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti uruguaiani che vivono con molto meno!

Modi , la city car che diventa uno scooter o una bicicletta


Prendi uno scooter, rigorosamente elettrico e trasformalo in un'auto quando serve. Bacchetta magica? Non occorre, basta MoDi. Moving Different è la concept car ideata da Joe Sardo e Daniele Serio, formata da uno scooter ecologico che si inserisce nell’abitacolo per agganciarsi al pianale, attraverso appositi pistoni meccanici. Il tutto accompagnato da due bici richiudibili. 
 In questo modo, lo speciale aggancio collega i dispositivi elettrici e le luci, il tutto alimentato dalla batteria dello scooter. Ma non è tutto. Due biciclette richiudibili vengono agganciate ai lati dell’abitacolo, per formare le ruote posteriori della city car. 
“Modi è una city car senza sedili, sterzo, ruote, motore, quindi non più una somma di parti meccaniche organiche al telaio e indissolubili da esso, ma una somma di parti multi-utilizzative con logica modulare. MODI è una piattaforma (city car) che viene guidata in sella ad uno scooter che entra nell'abitacolo per agganciarsi al pianale, appositamente sagomato” spiegano su Facebook gli ideatori. 
 La filosofia alla base del progetto è quella modulare, basata su due differenti logiche, illustrate da Sardo e Serio. In primo luogo, quella dell'addizione. 
Piove? Fa freddo? Oppure la capacità di carico dello scooter non soddisfa? Ho bisogno di un'automobile? Detto fatto. Basta inserire nella piattaforma city-car MODI lo scooter e le biciclette. 
Si sta al coperto e si ha a disposizione più spazio.


Caso contrario, logica della sottrazione. C'è traffico? Siamo in ritardo? Il parcheggio rispetto al luogo di destinazione è lontano? A quel punto, basta disinserire dalla piattaforma MODI lo scooter o le biciclette e via...verso il luogo di destinazione.
 Il progetto, davvero interessante, al momento è stato sottoposto a varie Case automobilistiche. E chissà, forse un giorno, lo vedremo davvero su strada. 

Francesca Mancuso

Noi siamo quello che scegliamo di essere

Dedicato a coloro che si sentono di far parte di queste meraviglie della natura, che la rispettano, che la amano incondizionatamente,in ogni sua forma.
Dedicato a coloro che pensano che gli animali di altre razze debbano condividere questo pianeta straordinario a pieno diritto come noi.
Dedicato a coloro che hanno preso coscienza di far parte di un tutto è una legge cosmica,attrai ciò che azioni,e l'effetto si presenta conseguentemente.
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