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venerdì 31 ottobre 2014


Filippine: il ristorante ai piedi delle cascate


Le cascate sono uno dei più straordinari spettacoli della natura, ma osservarle da vicino non è sempre possibile. 
Si tratta infatti di un'occasione molto rara, oltre che non priva di pericoli, tanto che, quando possibile, le visite alle cascate sono parte di viaggi organizzati con tanto di guide. 
Ecco però un'eccezione.
 Si tratta di Villa Escudero. Un vero e proprio ristorante in riva alle cascate. Il Villa Escudero Resort si trova nelle Filippine, per la precisione nella località di San Pablo.
 Il ristorante offre ai propri ospiti un'esperienza davvero unica. Pranzare o cenare al ristorante di Villa Escudero significa provare l'emozione di una lunga pausa proprio accanto ad una cascata. 
Gli ospiti possono osservare le cascate da vicino e ascoltare il loro suono caratteristico, senza temere pericoli.
 Il ristorante si trova ai piedi delle Labasin Falls.
 Sulla riva delle cascate gli ospiti possono degustare le pietanze della cucina locale, sedendosi a tavoli di bambù realizzati a mano agli artigiani filippini, mentre l'acqua scorre direttamente al di sotto dei loro piedi. 
I più coraggiosi possono avvicinarsi direttamente all'acqua che scorre dall'alto, per godere di un massaggio benefico o di una breve doccia naturale prima di dedicarsi al pranzo.


Per sedersi ai tavoli non si indossano scarpe o pantaloni lunghi. Anzi, sarebbe bene portare con sédirettamente il costume da bagno. 
Il terreno occupato dal resort è parte di un antico insediamento, circondato da montagne e palme da cocco.
 Dopo che gli ospiti si sono rifocillati e rinfrescati sulle rive della cascata, sono pronti per dedicarsi alle attività turistiche disponibili nella zona, dal rafting al birdwatching, oppure possono avventurarsi nei villaggi vicini, alla scoperta delle tradizioni locali.

Cani Panda: l'ultima insana mania della Cina


Il chow chow panda non esiste.
 È solo un cane tinto per assomigliare al mammifero in via di estinzione, emblema nazionale della Cina.
 Eppure il fatto che si tratti di un "trucco" non demoralizza le migliaia di acquirenti, che impazziscono ugualmente per i "cani-panda".
 Lo racconta il proprietario di un negozio per animali domestici di Chengdu, capitale della provincia del Sichuan, Hsin Ch'en, che ha raccontato di non riuscire a tenere il passo con la domanda di cani Chow chow tinti come i panda.


"Ho perfezionato la tecnica e ora si sta diffondendo in tutto il paese, racconta. 
Con un po' di cura e colore è facile trasformare un chow in un cane panda, in circa due ore.
 Il trattamento rimarrà per circa sei settimane, poi i proprietari dovranno tornare per alcuni ritocchi".
 Un make-up, assicura il negoziante, senza sostanze chimiche né maltrattamenti (ci fidiamo?) è piuttosto costoso, anche se agli acquirenti "non dispiace pagare un extra, a loro piace il fatto che la gente si giri per strada e possano dire ai loro amici: "Ho un cane panda"', continua Chen.


Prima di dire "che carini", fermatevi a riflettere sulla necessità di applicare questa non meglio definita tecnica solo per il nostro gusto estetico. Anche perchè i Chow Chow son stupendi di loro.
 Il nostro consiglio?
 Lasciate perdere trattamenti di colorazione delle pellicce degli animali: se siete alla ricerca di un compagno a quattro zampe e sicuri di assumervi questa responsabilità, date un'occhiata nei nostri canili e troverete esemplari stupendi anche senza trucco.


Roberta Ragni

Samhain, la vera storia di Halloween


Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. 
Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico. 
Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra.



Il nome Halloween (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. 

 I Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi.

 Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno.
 Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. 
 Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso.

In quel periodo dell’anno i frutti dei campi (che pur non essendo la principale attività dei celti, venivano comunque coltivati) erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate.
 La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. 
Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità.
 L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. 

 L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari.

 La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti.
 Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti.
 I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra.
 Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno.

Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. 
Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. 
Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.
 In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi.


L’avvento del Cristianesimo 

Attraverso le conquiste romane, Cristiani e Celti vennero a contatto. 

L’evangelizzazione delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì.
 Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l’istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.
 Fu Odilone di Cluny, nel 998 d.C., a dare l’avvio a quella che sarebbe stata una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. Allora egli diede disposizione affinché i monasteri dipendenti dall’abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1° Novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un’Eucarestia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. 

Un’usanza che si diffuse ben presto in tutta l’Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi.

 La Festa di Ognissanti, infatti, fu celebrata per la prima volta a Roma il 13 Maggio del 609 d.C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine Maria. 
Successivamente, Papa Gregorio III stabilì che la Festa di Ognissanti fosse celebrata non più il 13 Maggio, bensì il 1° Novembre, come avveniva già da tempo in Francia.
 Fu circa nel IX secolo d.C. che la Festa di Ognissanti venne ufficialmente istituzionalizzata e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera di Papa Gregorio IV.

 Fanno eccezione i cristiani Ortodossi, che coerentemente con le prime celebrazioni, ancora oggi festeggiano Ognissanti in primavera, la Domenica successiva alla Pentecoste.


 L’influenza del culto di Samhain non fu, tuttavia, sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X secolo, una nuova festa: il 2 Novembre, Giorno dei Morti, dedicato alla memoria delle anime degli scomparsi.


 Dall’Irlanda agli Stati Uniti 


Verso la metà del XIX secolo, l’Irlanda fu investita da una terribile carestia, ancor oggi ricordata con grande partecipazione dagli irlandesi.

 In quel periodo per sfuggire alla povertà, molte persone decisero di abbandonare l’isola e di tentar fortuna negli Stati Uniti, dove crearono, come molte altre nazionalità, una forte comunità. All’interno di essa venivano mantenute vive le tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi il 31 Ottobre veniva celebrato Halloween. 
 Ben presto, questa usanza si diffuse in tutto il popolo americano, diventando quasi una festa nazionale. 
 Più recentemente, gli Stati Uniti grazie al cinema ed alla televisione hanno esportato in tutto il mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa che ne era rimasta estranea.
 In moltissimi film e telefilm spesso appaiono la famosa zucca ed i bambini mascherati che bussano alle porte. E molti, infine, sono i libri ed i racconti horror che prendono Halloween come sfondo o come spunto delle loro trame. 

 Negli Stati Uniti Halloween ha perso i suoi significati religiosi e rituali, ed è diventata un’occasione per divertirsi e organizzare costosi e allegri festeggiamenti. Pare che ogni anno gli Americani spendano due milioni e mezzo di dollari in costumi, addobbi e feste per il 31 ottobre!



http://www.irlandando.it/
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