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giovedì 8 gennaio 2015

La ricerca di El Dorado, la città dell'oro perduta


Per centinaia di anni, cacciatori di tesori e storici hanno cercato El Dorado, la città dell’oro perduta .
 L’idea di una città piena di oro e altre ricchezze ha un fascino naturale, attirando l’attenzione di persone provenienti da tutto il mondo nella speranza di scoprire il tesoro finale, e un antica meraviglia.
 Nonostante le numerose spedizioni in giro per tutta l’America Latina, la città dell’oro resta una leggenda, con nessuna prova fisica a sostegno della sua esistenza.

 Le origini di El Dorado provengono da racconti leggendari della tribù Muisca. 
A seguito di due migrazioni,una nel 1270 aC e una tra 800 e 500 aC, la tribù Muisca ha occupato le zone di Cundinamarca e Boyacá della Colombia. 
Secondo la leggenda, come scritto da Juan Rodriguez Freyle di “El Carnero,” i Muisca praticavano un rituale per la nomina di un nuovo re che ha coinvolto polvere d’oro e altri preziosi tesori.




Quando veniva nominato un nuovo leader, molti rituali avevano luogo prima che prendesse il suo ruolo di re.
 Durante uno di questi rituali, il nuovo re sarebbe stato portato al Lago Guatavita, dove sarebbe stato spogliato nudo e coperto di polvere d’oro. Sarebbe stato posto su una zattera pluridecorata, insieme ai suoi assistenti, e mucchi di oro e pietre preziose.
 La zattera inviata al centro del lago, dove il re si sarebbe lavato dalla polvere d’oro del suo corpo, e i suoi assistenti avrebbero gettato i pezzi di oro e pietre preziose nel lago.
 Questo rituale è stato inteso come un sacrificio al dio della Muisca. Per i Muisca, “El Dorado” non era una città, ma il re al centro di questo rituale, detto anche “il dorato primo.” Mentre El Dorado si intende riferita alla Gilded One, il nome è ormai diventato sinonimo de la città perduta d’ oro, e qualsiasi altro luogo in cui si possono ottenere rapidamente ricchezza.


Nel 1545, i Conquistadores Lázaro Fonte e Hernán Pérez de Quesada hanno tentato di svuotare il lago Guatavita avendo trovato oro lungo le sue rive.
 Hanno lavorato per tre mesi, con i lavoratori che formavano una catena umana munita di secchio, ma non erano in grado di drenare il lago sufficientemente per raggiungere tutti i tesori in profondità. Nel 1580, un altro tentativo di prosciugare il lago è stato fatto dall’ imprenditore Antonio de Sepúlveda. 
Ancora una volta, i vari pezzi d’oro sono stati trovati lungo le rive, ma i tesori nelle profondità del lago sono rimasti nascosti.
 Altre ricerche sono state condotte sul lago Guatavita, con stime che il lago potrebbe contenere fino a 300 milioni di dollari in oro, senza fortuna nel trovare i tesori. 
Tutte le ricerche si fermarono quando il governo colombiano ha dichiarato il lago area protetta nel 1965.


Tuttavia, la ricerca di El Dorado continua, anche senza la possibilità di cercare nel lago Guatavita.
 Le leggende della tribù Muisca, Gilded One e il loro sacrificio rituale di tesori hanno trasformato nel tempo il racconto nell’ El Dorado dei giorni nostri, la perduta città d’oro. 
Per molte persone, El Dorado è una vera e propria città, e la voglia di scoprire questa città è fantastica. Sia guidata dall’avidità, un desiderio di fama, o il desiderio di svelare i misteri di un’antica leggenda, questi individui sono andati alla ricerca di El Dorado nella speranza di trovarla.
 Le leggende hanno spostato e trasformato la posizione di El Dorado.
 Le ricerche della città non si limitano alla Colombia, o al lago Guatavita, dove la tribù Muisca praticavano i loro rituali, ma comprende tutte le aree dell’America Latina. Sono stati condotti in lungo e in largo per trovare Expeditions El Dorado.
 L’inglese Sir Walter Raleigh ha fatto due tentativi per trovare El Dorado. 
Nel 1595, si diceva che El Dorado fosse stata trovata sul Lago Parime negli altopiani della Guyana.
 Raleigh salpò , nella speranza di scoprire la città perduta, stabilire una presenza inglese nel sud del mondo, e la creazione di un insediamento inglese nella Guyana.
 Il suo desiderio di trovare El Dorado è rimasta forte, anche se ha scoperto solo pezzi di oro lungo la strada.
 Nel 1617, Raleigh torna in Sud America con il figlio, nella speranza di trovare El Dorado. 
Suo figlio viene ucciso in un conflitto con gli spagnoli, e Raleigh non ha trovato El Dorado nella sua seconda disastrosa spedizione. Al suo ritorno in Inghilterra, è stato giustiziato per aver disobbedito agli ordini del Re Giacomo ‘di evitare conflitti con gli spagnoli.


Diverse spedizioni per trovare El Dorado sono state tentate dai tempi di Raleigh, ma nessuna ha avuto successo.
 Monks Acana e Fritz, Don Manuel Centurion – Governatore di San Thome del Angostura, e gli imprenditori Nicholas Rodriguez e Antonio Santos, tutti hanno portato le loro spedizioni nella speranza di trovare la città perduta.
 Le spedizioni hanno portato alla perdita di centinaia di vite – da quelli uccisi durante i tentativi di svuotare il lago Guatavita, a coloro che sono morti durante la ricerca del passaggio dell’America Latina.
 L’ultimo tentativo di trovare El Dorado è avvenuta nel 2000.
 Il monastero di Santo Domingo era alla ricerca di tunnel sotterranei Inca, quando hanno trovato un grande tunnel sotto il monastero, ma non l’oro. Poi, nel 2001, l’archeologo italiano Mario Polia ha scoperto un documento del 1600 che contenevano la descrizione di una città che potrebbe essere potenzialmente El Dorado. 
All’interno dell’area, situata in Piramidi di Pantiacolla in Perù, gli strumenti e le prove di strutture artificiali sono stati recuperati, ma El Dorado rimane un mistero. 


 Pianetablunews

AC/DC - Thunderstruck

Il viaggio nel tempo dalla mitologia antica alla scienza moderna

Che cosa è il tempo? Quando nessuno me lo chiede, lo so; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so! 

 Con questa lapidaria affermazione, Agostino d’Ippona, filoso e teologo del 6° d.C., ammetteva la difficoltà della filosofia nel comprendere un concetto così sfuggevole come il tempo.


Ma non è solo la filosofia a dover fare i conti con questa difficoltà. Quando Albert Einstein, con la sua Teoria della Relatività, ha rivelato che il tempo è una dimensione della realtà insieme allo spazio, i fisici hanno cominciato a studiarne la natura, scoprendo sempre più che si tratta di una nozione che spesso travalica la comprensione umana dell’Universo. Soprattutto perché le equazioni di Einstein suggeriscono che il tempo non è una dimensione assoluta, ma relativa.
 Il fisico tedesco comprese che quanto più un oggetto si muove a velocità vicine a quelle della luce, tanto più il suo tempo relativo rallenta.

 Dopo che il tempo ha assunto la dignità di dimensione, molti scienziati si sono chiesti se, come per lo spazio, sia possibile spostarsi al suo interno, andando indietro nel passato o avanti nel futuro.
 I numerosi paradossi legati all’ipotetico viaggio nel tempo hanno, però, convinto i più a ritenere che questa possibilità sia semplicemente impedita a causa della struttura intima dell’universo. 
 Eppure, diversi fisici teorici si dicono convinti del contrario. Secondo costoro, un giorno l’umanità sarà in grado di spostarsi nel tempo sia nel passato che nel futuro, con tutti i problemi etici che ciò comporta. Quali sarebbero le conseguenze di una qualsiasi alterazione del passato e quali effetti avrebbero sul futuro?
 Chi avesse accesso a tale tecnologia, in pratica avrebbe il potere di modificare la storia.


Sebbene quello del viaggio nel tempo sembra essere un tema solo appannaggio della fantascienza e della fisica teorica, molti testi antichi fanno riferimento a tale possibilità.

 La mitologia indù fa riferimento alla storia del re Raivata Kakudmi, il quale viaggia nel tempo per incontrare Brahma, il creatore del mondo. Anche se il viaggio non fu molto lungo, quando Kakudmi ritornò sulla Terra erano trascorsi 108 yuga (uno yuga si pensa rappresenti circa 4 milioni di anni umani e 12 mila anni divini).
 La spiegazione che Brahma diede a Kakudmi fu che il tempo scorre in modo differente sui diversi piani dell’esistenza.

 Allo stesso modo, ci sono riferimenti al viaggio temporale anche nella tradizione cristiana, in quella che viene chiamata la storia dei Sette Dormienti di Efeso.
 La vicenda narrata principalmente nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, da Gregorio di Tours e da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum.

 Durante la persecuzione dei cristiani promossa dall’imperatore Decio nel 250, sette giovani cristiani di Efeso furono chiamati davanti ad un tribunale a causa della loro fede. Essi, rifiutando di sacrificare agli idoli pagani, furono condannati ma momentaneamente rilasciati. 
 Per evitare nuovamente l’arresto si nascosero in una grotta sul monte Celion. Scoperti dai romani, vennero murati vivi nella grotta stessa. 
I sette giovani si addormentarono nella loro prigione nell’attesa della morte. Quando i giovani furono risvegliati da un gruppo di muratori che, sfondata la parete, volevano costruire un ovile, si resero conto che erano trascorsi duecento anni. 
Tornando ad Efeso, scoprirono con stupore che il Cristianesimo non solo era ormai tollerato, ma era divenuto persino la religione dell’Impero. 
Uno dei giovani, preso per pazzo, venne poi creduto quando il vescovo e i cittadini salirono alla grotta avvalorando il racconto.

 La vicenda dei dormienti non è esclusiva del mondo cristiano. Anche nell’Islam essa ha un ruolo centrale, tanto che il racconto dà il titolo ad una sura del Corano, la diciottesima, detta Sura della Caverna.
La storia presenta qualche differenza rispetto a quella cristiana. I giovani, cercando di sfuggire alla persecuzione, sotto la guida di Dio, i giovani ripararono in una grotta dove Dio li mise a dormire. Al loro risveglio, gli uomini si resero conto che erano passati 309 anni. 
 Un' altra narrazione è contenuta nella leggenda giapponese di Urashima Taro, il quale si tramanda avesse visitato il palazzo sottomarino del Dio Dragone Ryujin. 
Urashima vi rimase per tre giorni, ma quando tornò in superficie si rese conto che erano passati 300 anni.


Infine, nel testo buddista Pali Canon si apprende che nel paradiso dei trenta Deva (il luogo degli Dei), il tempo scorre con un ritmo diverso, dove cento anni terrestri corrispondono ad un solo giorno per gli dei.
 Una concezione simile del tempo è contenuta anche nella Bibbia ebraico-cristiana, dove nel Salmo 89/90 si legge che agli occhi di Dio mille anni sono come il giorno di ieri che è passato. 


Probabilmente, una delle storie recenti più note in occidente sul viaggio nel tempo è quella del cosiddetto Esperimento di Philadelphia.


L’esperimento avrebbe avuto luogo nel 1943, con lo scopo di rendere invisibile un’intera nave da guerra ai radar nemici. Tuttavia, gli esiti dell’esperimento furono di tutt’altra natura.
 La nave, la USS Eldridge, non solo scomparve fisicamente dal porto di Philadelphia, ma fu teletrasportata a Norfolk, compiendo un balzo indietro nel tempo di 10 secondi. 
 Quando la nave apparve di nuovo, alcuni membri dell’equipaggio furono trovati fisicamente fusi alle paratie della nave, molti svilupparono disturbi mentali, altri scomparvero definitivamente e altri ancora affermarono di essere stati chi nel passato e chi nel futuro. 

 Nel 1960 si riporta un altro caso interessante, riguardante lo scienziato Pellegrino Ernetti, il quale sostenne di aver inventato un dispositivo capace di vedere eventi del passato, il cosiddetto Cronovisore.
 Lo sviluppo di questa tecnologia si basava sulla teoria che tutto ciò che accade nell’Universo lasci una traccia energetica dietro di sé che non potrà mai essere distrutta.
 Il dispositivo di sua ideazione sarebbe stato in grado di rilevare, ingrandire e convertire questa energia in un’immagine, qualcosa di simile ad un televisore che mostra eventi del passato. 

 Passando al 2004, Marlin Pohlman, uno scienziato e ingegnere, ha fatto domanda per brevettare un dispositivo in grado di distorcere la gravità e causare uno spostamento temporale. E solo l’anno scorso, Wasfi Alshdaifat ha depositato un brevetto per una macchina capace di comprimere e dilatare il tempo, fenomeno che a suo dire potrebbe essere usato per spostarsi nel tempo.
 Il fisico Ronald Mallett Lawrence dell’Università del Connecticut sta lavorando al concetto di viaggio nel tempo da alcuni anni, basandosi sulle ricadute della teoria della relatività di Einstein. 
Egli è assolutamente convinto che sia possibile spostarsi nel tempi, anche se non sarà possibile prima della fine di questo secolo. Anche il fisico delle particelle Brian Cox concorda su tale possibilità, ma crede sia possibile spostarsi sono in una direzione.


Insomma, il viaggio nel tempo, così come in passato, continua ad appassionare e suggestionare numerosi uomini di scienza e inventori. 
Verrà il giorno in cui l’umanità saprà muoversi nel tempo?
 E se qualcuno dal futuro è già tornato indietro modificando il nostro passato? 

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it

Scoperta una roccia con 30.000 diamanti


I diamanti sono belli, rari, ma anche enigmatici. 
Si conoscono a grandi linee le reazioni chimiche che, all’interno della Terra, portano alla loro formazione, ma molti aspetti sono ancora un mistero. 
E misterioso è il campione di roccia e diamanti studiato da un ricercatore della University of Tennessee (Usa). 

La roccia in questione ha le dimensioni di una palla da golf e contiene più di 30.000 diamanti.
 Sgombriamo subito il campo da equivoci: i diamanti sono minuscoli (più piccoli di un millimetro) e dunque sono inutilizzabili per creare anelli, ciondoli o altri gioielli. Ma il ritrovamento, in una miniera di diamanti a Udachnaya, in Siberia (Russia), ha un valore scientifico notevole. 
Vi spieghiamo perché...
    I geologi hanno da tempo scoperto che i diamanti si formano all’interno della Terra a una profondità non inferiore ai 150 km, dove le pressioni e le temperature sono tali da comprimere il carbonio così da formare i diamanti. 
Questi vengono in seguito portati in superficie da particolari esplosioni vulcaniche. 
Durante il loro viaggio verso l’alto, le rocce che contengono i diamanti solitamente si sbriciolano. È per questo che i diamanti si trovano da soli.
 La roccia trovata in Siberia è una delle pochissime con i diamanti ancora incastonati al suo interno. 

« È un campione meraviglioso, perché conserva più di 30.000 diamanti, di forma ottaedrica, con dimensioni che vanno dai 10 ai 700 micron (un milionesimo di metro).
 È rarissimo che i diamanti diano vita a nuclei di tale grandezza con dimensioni dei singoli cristalli così omogenee. 
È come se questi piccoli diamanti non avessero avuto il tempo per fondersi in cristalli più grandi», ha spiegato Taylor. 

 Analizzando il campione ai raggi X è stato possibile studiare la composizione interna dei diamanti e in particolare le inclusioni di sostanze chimiche intrappolate al loro interno, che spesso, più del diamante stesso, raccontano l’origine del cristallo.
 Secondo il ricercatore, l’azoto trovato all’interno indicherebbe che i diamanti si sono formati a temperature superiori a quelle che normalmente originano i cristalli e in tempi più lunghi del normale. 
«Analizzando alcuni isotopi del carbonio (atomi con medesimo numero di protoni, ma diverso numero di neutroni) è possibile affermare che la roccia apparteneva alla crosta terrestre superficiale e che è poi finita nel cuore del mantello terrestre in seguito agli scontri tra le placche», ha detto Taylor.

 Fonte: focus.it

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