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lunedì 26 gennaio 2015

Cappadocia: scoperta la piu' grande citta' sotterranea del mondo


Potrebbe essere la più grande città sotterranea di tutti i tempi.

 Il 2014 si è concluso con una scoperta archeologica da far rabbrividire gli appassionati.
 L'insediamento sotterraneo è stato trovato nella provincia di Nevşehir, una regione centrale della Turchia, nella zona storica della Cappadocia. 
 Quest'ultima è famosa per il suo gran numero di città sotterranee ma il nuovo sito, che si trova nei pressi della città di Kayseri, sembra far impallidire tutti gli altri reperti fino ad oggi trovati. 

La città è stata scoperta grazie al cosiddetto TOKİ, un progetto di trasformazione urbana della Turchia che copre 75 ettari. Circa 1.500 costruzioni sono state distrutte all'interno e attorno alla fortezza di Nevşehir, ma la città sotterranea è stata scoperta quando è stato smosso il terreno per la costruzione dei nuovi edifici. E ne copre ben 45 ettari.

 Conosciuta in tutto il mondo per i suoi Camini delle Fate, le celebri formazione rocciose di tufo o roccia vulcanica, la Cappadocia, una volta una provincia romana, era terreno fertile per le città sotterranee per via della sua morbida roccia vulcanica, facile da scolpire.


Per il leader di Toki, Mehmet Ergün Turan, si tratta di una zona archeologica da preservare: “Non è una città sotterranea conosciuta. Si parla di passaggi e tunnel lunghi 7 chilometri”. 

Ad una prima analisi è stato stimato che la città potrebbe risalire a 5000 anni fa e si trova intorno alla fortezza di Nevşehir.
 Al suo interno non solo enormi stanze ma anche gallerie di fuga e chiese nascoste.

 Secondo Turan erano stati sborsati 90 milioni di lire turche per il progetto di costruzione, ma a suo avviso la scoperta della città sotterranea non è da vedere come una perdita, anzi. I reperti potrebbero testimoniare la presenza del più grande centro urbano sotterraneo del mondo.

 Francesca Mancuso

La damnatio memoriae


La damnatio memoriae cancellava ogni traccia di una data persona dalla vita di Roma, come se non fosse mai esistita, al fine di preservare l'onore della città. 
La pena appare ancora più aspra se si considera l'importanza che la società Romana dava all'immagine sociale, alla reputazione e all'orgoglio di essere un cittadino romano.
 L'efficacia della pena era favorita dalla minore disponibilità di fonti storiche in età antica. Nell'Urbe, tale sanzione - generalmente applicata dal Senato - faceva parte delle pene che potevano essere inflitte a una maiestas e prevedeva la abolitio nominis: il praenomen del condannato non si sarebbe tramandato in seno alla famiglia e sarebbe stato cancellato da tutte le iscrizioni. 
Inoltre si distruggevano tutte le raffigurazioni del condannato.


A volte la pena, in caso di voto positivo del Senato, era seguita dalla rescissio actorum (annullamento degli atti), ossia dalla completa distruzione di tutte le opere realizzate dal condannato nell'esercizio della propria carica, perché era ritenuto un pessimo cittadino. 
Se tale atto avveniva in vita, allora - dal punto di vista giuridico - esso rappresentava una vera e propria morte civile.

 La damnatio memoriae ebbe un processo di degenerazione in età imperiale, giungendo a colpire anche dopo la loro morte persino la memoria degli imperatori spodestati o uccisi. 
La condanna comportava la cancellazione del nome dalle iscrizioni di tutti i monumenti pubblici, l'abbattimento di statue e monumenti onorari e lo sfregio dei ritratti presenti sulle monete.
Due famosi imperatori furono colpiti dalla damnatio memoriae: Caligola e Nerone.


L'istituto continuò anche nel Medioevo, giungendo a colpire perfino la memoria di papi, in particolare di Papa Formoso, oggetto di un oltraggioso processo post-mortem, il cosiddetto sinodo del cadavere.
 Marino Faliero, cinquantacinquesimo Doge di Venezia, fu condannato alla damnatio memoriae dopo un fallito colpo di Stato. 

In epoca moderna la damnatio memoriae è stata adoperata non solo nei confronti di singole persone, ma anche di ideologie o periodi storici: esempi recenti sono stati la cancellazione dei simboli legati al fascismo in Italia, compresa la conventio ad tacendum nei confronti della cosiddetta "Città del Duce", ossia Forlì, e quelli del nazismo in Germania, il disconoscimento del Governo di Vichy da parte della Repubblica Francese, la rimozione di alcune statue equestri di Francisco Franco in Spagna, la rimozione o lo sfregio delle statue e delle effigi raffiguranti Saddam Hussein in Iraq e Muammar Gheddafi in Libia.


Dopo lo smantellamento dell'Unione Sovietica e l'abbandono del comunismo da parte della Russia, a molti luoghi nominati in onore di autorità comuniste, come la città di Leningrado, fu restituito il nome precedente alla Rivoluzione russa, oppure uno nuovo non connotato ideologicamente.
 Inoltre, le statue raffiguranti le personalità del Partito Comunista dell'Unione Sovietica furono rimosse o distrutte. 

 Fonte: wikipedia

“Margate Shell Grotto”- La Grotta delle Conchiglie presso Margate, Kent


Un percorso sotterraneo, scavato secoli fa nella tenera roccia calcarea, si snoda nel cuore della terra, interamente rivestito da splendide conchiglie.
 Ben 4,6 milioni di conchiglie marine, di diverse fogge e dimensioni, sono fissate alle pareti calcaree della grotta da mano misteriosa a comporre raffinate e suggestive decorazioni: linee dolcemente arcuate o spirali vorticose disegnano i 190 m2 delle pareti con motivi misteriosi e impenetrabili nel loro senso ultimo. 

Molti parlano di richiami all’antico Egitto e all’Oriente: l’Albero della Vita, stelle a tre punte, il sole, la luna, divinità femminili sembrano popolare questo enigmatico mosaico, rilucente di madreperla ma allo stesso tempo “oscuro”. 
 Un tempo, il segreto visitatore sarebbe stato ammaliato persino dal cromatismo della superficie decorata, dal momento che ancora oggi i gusci dei molluschi , che sono stati soggetti ad un irreversibile sbiadimento con il passare degli anni, recano ancora traccia della naturale colorazione.

 E di tempo ne è passato da quando, nel 1835, mentre tentava di scavare un laghetto per le anatre, James Newlove, assieme al figlioletto Joshua, scoprì uno strana apertura nel terreno, in cui si avventurò pericolosamente il piccolo: fu così scoperto il passaggio dalle pareti ricoperte da conchiglie, al termine del quale si trovava una camera contenente una sorta di altare.

 Newlove si rese subito conto del potenziale economico della scoperta e dal 1937 aprì al pubblico (a pagamento, s’intende) Margate Grotto.






Qualcuno vede in Margate Gotto un tempio legato di chissà quali sette, e come non scomodare allora i soliti Templari o i Massoni? Mi duole constatare che la gente spesso difetta di fantasia. 

 E’ più probabile che ci troviamo di fronte ad un esempio di architettura bizzarra, progettata da qualche riccone dei tempi andati per “Epater le bourgeois”. 

Tuttavia, questo tipo di costruzioni (spesso anche con decorazioni di conchiglie, frequentemente utilizzate nel 1600 e 1700) erano realizzate nelle residenze private, proprio per assolvere al loro compito di stupire l’ospite o la compagnia: che senso avrebbe avuto allora una cripta sotterranea? 
 Dunque la funzione di Margate Grotto è ignota. 
 Altro mistero: a quando risale la grotta delle conchiglie?


C’è da dire che nei pressi di Margate grotto si trova anche “Margate Cave”, scoperta anch’essa nell’Ottocento ma priva di decorazioni e decisamente molto più grezza nella suddivisione degli spazi nonché nella progettazione delle volte. 
Senza dubbio la pietra friabile locale consente (e consentiva) di creare con una certa facilità cunicoli ed ipogei.
 Con certezza la grotta risale almeno a decenni prima del ritrovamento, e quindi ci spostiamo agli ultimi decenni del Settecento. 
Ma se fosse stata costruita allora, al momento della scoperta (1835), ne sarebbe rimasta traccia su mappe , in archivi, o almeno nella memoria dei contemporanei. 
Invece nessuno era al corrente dell’esistenza della grotta abbellita da mosaici di madreperla, né aveva raccolto una testimonianza orale in merito.
 Eppure la realizzazione del passaggio sotterraneo e dei mosaici sicuramente deve aver impegnato diverse persone, e comunque i lavori non sarebbero potuti passare inosservati. 
 Per fare chiarezza, nel 1999 l’ente per la tutela del patrimonio artistico inglese (English Heritage), ha disposto indagini tecnico-scientifiche, da cui emerge che la realizzazione non risale sicuramente al periodo Vittoriano (e su questo nessuno aveva dubbi).
 Anche la datazione al radiocarbonio si è dimostrata inefficace a causa della contaminazione da fuliggine proveniente dalle lampade ad olio.


Una curiosa quanto poco attendibile datazione è stata fornita nel 2001 da Mick Twyman, membro della “Margate Historical Society”. 
Egli ha osservato che poco prima dell’Equinozio di primavera il sole entra dall’apertura circolare della cupola che riproduce l’immagine del disco solare quasi fosse una camera oscura.


Con il passare dei giorni il cerchio di luce si ingrandisce e si sposta lungo alcuni percorsi delimitati dalle conchiglie, come in un calendario solare, fino ad arrivare, tramite un complesso gioco di riflessioni, a sfiorare lo “pseudoaltare” nella camera rettangolare. 

Eseguendo elaborati calcoli sullo slittamento dell’angolo del sole all’Equinozio (1% ogni 72 anni), Twyman è giunto alla datazione di Margate Grotto: 1141 dopo Cristo. 
Neanche a dirlo, Twyman scomoda Massoni e Templari, stavolta addirittura assieme! Peccato che, poi, dal punto di vista architettonico, in quel periodo non fossero molto diffusi in Inghilterra gli archi a sesto acuto, di cui la grotta delle conchiglie è molto ricca.

 Un po’ di fantasia.

 E se la “Shell Grotto” fosse stata costruita da qualcuno per trascorrere ore in solitudine, magari nel rimpianto di affetti perduti? Chi può saperlo. 
E’ un luogo bellissimo in cui ambientare sogni.


Fonte: https://lanostracommediajalesh

La civiltà Sanxingdui


Nella primavera del 1929, un contadino del villaggio di Sanxingdui, Cina, stava scavando un pozzo, quando si è imbattuto in una grande collezione di manufatti di giada.
 Questo è stato il primo indizio che alla fine ha portato alla scoperta di un misterioso ed antico regno. 


Il sito fu dimenticato per quasi 60 anni. Generazioni di archeologi cinesi hanno cercato la zona senza successo fino al 1986, quando accidentalmente venne travata una scatola contenente migliaia di reperti che erano stati rotti, bruciati e poi accuratamente sepolti.
Presto gli archeologi scavarono due pozzi sacrificali giganti, nei quali sono stati rinvenuti migliaia di manufatti in oro, bronzo, giada, avorio e ceramica. I manufatti erano così insoliti e diversi da qualsiasi altra cosa mai trovata in Cina che gli archeologi subito si resero conto dell’importanza della scoperta.
Tra i manufatti vi sono incluse sculture di animali e maschere con le orecchie di drago, la bocca aperta e denti ghignati. Nella collezione, inoltre, fu trovata la più grande e meglio conservata figura umana eretta in bronzo al mondo, la quale misura 2,62 metri di altezza.






Tuttavia, la scoperta più sorprendente è stata quella di decine di grandi maschere e teste in bronzo rappresentanti lineamenti umani spigolosi, esagerati occhi a mandorla, naso dritto, facce quadrate, ed enormi orecchie, caratteristiche che non rispecchiano quelli del popolo asiatico.

 I manufatti datati con il radiocarbonio risultano risalire ai secoli 12 ° -11 ° a.C. Sono stati creati utilizzando una tecnologia avanzata di fusione del bronzo, ottenuta combinando rame e stagno, ottenendo così una sostanza più forte utile nella creazione di oggetti più resistenti e pesanti, come la statua umana a grandezza naturale e l'albero alto 4 metri. 
 Alcune delle maschere erano di enormi dimensioni - la più grande delle quali misura 1,32 metri di larghezza e 0,72 metri di altezza, la più grande maschera in bronzo mai stata trovata.
 Le tre maschere più grandi hanno le caratteristiche più soprannaturali di tutti i manufatti di Sanxingdui, con le orecchie animaleschi, pupille mostruosamente sporgenti, o un tronco ornato supplementare.








Nessun ritrovamento simile è stato mai fatto altrove, e non ci sono iscrizioni presso il sito di Sanxingdui per far luce sulla sua cultura, che apparentemente era una importante civiltà dell'Età del Bronzo, non registrata nei testi storici e in precedenza sconosciuta.

 Secondo i reperti archeologici, l'insediamento a Sanxingdui fu abbandonato improvvisamente intorno al 1000 a.C. 

 Gli archeologi cercano di rispondere a una domanda: cosa mai fece dissolvere una civiltà così evoluta tanto bruscamente da scagliarla nell’oblio della storia?
 Una prima possibile spiegazione è stata avanzata in questi giorni. Potrebbe essere stata la geologia, in particolare un terremoto catastrofico che causò gigantesche frane e deviò il corso del fiume da cui dipendeva la città. 
Forse gli abitanti, dato che probabilmente la città stessa era danneggiata, si trasferirono in massa in un sito vicino, anch’esso scoperto da pochi anni.
 Se questa ipotesi è corretta resta aperta la questione del perché, prima di abbandonare la città, essi distrussero moltissimi manufatti, li sotterrarono e non trasmisero nulla della loro cultura alle generazioni seguenti.

 Fonti: ilnavigatorecurioso.it
       
          ilfattostorico

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