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venerdì 15 gennaio 2016

Le leggende Hopi sugli “scudi volanti” e gli “uomini formica” che risiedono al centro della terra

'Hopituh Shi-nu-mu' è il nome con il quale una delle tribù native americane chiama se stessa e che significa il 'popolo pacifico'. 
La storia degli Hopi risale a migliaia di anni fa, il che li rende una delle culture più antiche del pianeta.
 Al contrario di altre mitologie che parlano di dèi discesi dal cielo, nelle loro antiche leggende gli Hopi tramandano la storia di divinità che risiedono al centro della Terra. 
Chi erano costoro?


In maniera simile a quasi tutte le culture precolombiane, gli Hopi credono fermamente che un giorno, non troppo lontano, gli dei che hanno dato il via alla cultura umana torneranno sulla Terra. 
 Essi hanno da sempre vissuto secondo gli insegnamenti consegnati loro da Masauwu, Maestro del Quarto Mondo, i cui concetti etici sono profondamente radicati nella loro cultura.
 Tuttavia, al contrario di molte mitologie, gli Hopi sono convinti che i loro dèi non abitino gli infiniti spazi cosmici, ma vivano nel cuore della Terra, tramandando l’idea di una Terra Cava ante litteram. 
 Essi parlano delle loro divinità come ‘uomini formica’. 
Infatti, alcuni petroglifi rinvenuti nei pressi di Mishongnovi, Arizona, che rappresentano le più antiche incisioni rupestri degli Hopi, raffigurano degli enigmatici esseri con le ‘antenne’ che danno l’idea di uomini-formica.


Secondo la mitologia Hopi, all’inizio del tempo, Taoiwa, il Creatore, creò Sotuknang, suo nipote, dandogli il compito di creare nove universi o mondi: uno per Taiowa, uno per se stesso e altri sette per sovrabbondanza di vita.
 In una concezione ciclica del tempo, in maniera simile alla mitologia azteca, questi mondi si sarebbero succeduti ciclicamente. I primi tre di questi mondi, Tokpela, Tokpa e Kuskurza, già sono stati abitati e successivamente distrutti a causa della corruzione e della malvagità degli uomini. 
Gli Hopi tramandano che la fine di ogni ciclo è segnato dal ritorno degli dèi, e l’approssimarsi del nuovo mondo e annunciato dalla comparsa della Stella Blu Kachina, il segno del ‘Giorno della Purificazione’, in cui il vecchio mondo è distrutto e ne comincia uno nuovo.


Ogni volta che uno dei mondi viene distrutto, gli Hopi fedeli sono presi e condotti dalle divinità in città sotterranee per sfuggire alla distruzione.
 In ogni distruzione ciclica, per la mitologia Hopi gli ‘uomini-formica’ assumono un ruolo cruciale per la loro sopravvivenza. 
 Il cosiddetto ‘Primo Mondo’ (Tokpela) è stato apparentemente distrutto da un incendio di proporzioni globali, forse una specie di vulcanismo massivo, oppure l’impatto con un asteroide o, ancora, un’espulsione di massa coronale dal Sole di dimensioni catastrofiche.
 Il ‘Secondo Mondo’ (Tokpa), invece, fu distrutto dal freddo. Probabilmente, uno spostamento dei poli ha innescato una Era Glaciale che ha distrutto la vita sul pianeta Terra. 
 Nel corso di questi due cataclismi globali, i membri virtuosi della tribù Hopi sono stati guidati durante il giorno da una nube dalla forma strana e da una stella in movimento durante la notte, conducendoli alla presenza di un ‘uomo formica’ chiamato Anu Sinom. 
La creatura ha poi scortato gli Hopi in grotte sotterranee dove hanno trovato rifugio e sostentamento.
 Nella leggenda, gli uomini formica vengono descritti come creature generose e laboriose, disposte a fornite cibo agli Hopi e ad insegnare loro i metodi di conservazione degli alimenti.
 Secondo i teorici degli Antichi Astronauti, è interessante notare che la descrizione fisica di questi esseri corrisponde a quella che noi attribuiamo ai moderni ‘alieni grigi’. 
 Ogni febbraio, gli Hopi celebrano il Powanu, un rituale per commemorare il momento in cui Anu Sinom ha insegnato loro come germogliare i fagioli all’interno delle caverne per sopravvivere. Gli Hopi per indicare la formica usano anche la parola ‘anu’, che unita alla parola ‘naki’, che vuol dire ‘amici’, forma la parola ‘Anu-Naki’, ovvero ‘amici delle formiche.
 An, in lingua sumerica, (Anum o Anu in accadico) era il dio celeste della mitologia mesopotamica e vuol dire “colui che appartiene ai cieli”. Artefice del creato, gli era sacro il numero 60, massima cifra del sistema sessagesimale mesopotamico.
 Il dio An/Anum presiede l’assemblea degli Anunnaki, ed inoltre compone la triade cosmica insieme agli dei Enlil ed Enki. Fa anche parte dei quattro Dei creatori, che comprende la triade precedente insieme alla dea Ninhursag. 
Il luogo principale del suo culto si trovava ad Uruk, rappresentato dall’antichissimo Tempio di An.
 Gli ‘uomini formica’ degli Hopi potrebbero essere gli stessi Anunnaki dei Sumeri? 
Se così fosse, due mitologie così distanti nel tempo e nello spazio potrebbero essere il ricordo ancestrale dei nostri antenati di un evento unico avvenuto sul nostro pianeta?


Secondo Frank Waters, autore del libro Mexico Mystique: The Coming Sixth World of Consciousness (1975), quando nella mitologia si parla del Terzo Mondo, gli Hopi introducono il concetto di patuwvotas, ovvero ‘scudi volanti’.
 Nel terzo ciclo si dice che l’umanità ha costruito una civiltà altamente avanzata, tanto da sviluppare gli ‘scudi volanti’, mezzi in grado di viaggiare rapidamente diversi luoghi del mondo e di radere al suolo intere città. 
Il Terzo Mondo è stato distrutto da Sotuknang, il nipote del Creatore, con una grande alluvione. 
 Anche in questo caso c’è un’evidente parallelo con la tradizione sumera, nella quale si parla del grande diluvio che ha cancellato tutta la civiltà precedente. 
Questo racconto è riportato nell’Epopea di Gilgamesh, testo che poi è stato ripreso dalla tradizione biblica nel racconto del Diluvio Universale e dell’Arca di Noè.

 Secondo le tradizioni Hopi, i superstiti del diluvio si sono sparsi in diversi luoghi del pianeta sotto la guida di Masauwu, lo Spirito della Morte e Maestro del Quarto Mondo. 
 Un petroglifo Hopi rappresenta Masauwu come un essere a cavallo di una ‘nave senza ali’ a forma di cupola. 
La somiglianza tra gli ‘scudi volanti’ e quelli che oggi noi consideriamo aeroplani o dischi volanti è sconcertante. Siano essi ‘scudi volanti’ o ‘navi senza ali’, il messaggio è chiaro: gli antenati degli Hopi usavano queste descrizione per riferirsi a qualcosa che era capace di volare e di trasportare delle persone. 
 Gli Hopi moderni credono che l’umanità si trovi attualmente a vivere nel Quarto Mondo, detto Túwaqachi. 
Come i mondi precedenti, anche Túwaqachi verrà distrutto a causa della malvagità degli uomini e vedrà il ritorno delle divinità sulla Terra.
 I teorici degli Antichi Astronauti interpretano la profezia della Stella Blu Kachina come un riferimento al ritorno degli extraterrestri sul nostro pianeta. 
 Oltre agli apparenti paralleli tra la cultura Hopi e quella Sumera, Waters intravede una connessione anche tra le leggende hopi e la mitologia dei Maya.
 In entrambe le culture i riferimenti alla creazione e alla distruzione del mondo sono molto simili. Entrambe, inoltre, affermano la futura distruzione del mondo attuale.
 Questa uniformità nella mitologia culturale delle due culture, ha portato Waters ad affermare che gli Hopi e i Maya erano ancestralmente legati.

 Fonte: ilnavigatorecurioso.it
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