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venerdì 16 settembre 2016

L'Abbazia di San Liberatore


L'Abbazia di San Liberatore è uno dei più antichi monasteri benedettini abruzzesi e si trova a Serramonacesca, che deriva dal toponimo "serra dei monaci", luogo che evoca un ambiente onirico e sacro immerso nella selva.
 Qui infatti erano coltivati alcuni orti (serre) dai monaci e dagli abitanti del borgo.

 Immersa all'interno del Parco Nazionale della Majella, sembra un piccolo scrigno che conserva innumerevoli tesori.
Il nome del parco deriverebbe secondo alcuni dalla Dea Maia, la dea madre, secondo altri dal "majo" rimasto fino ad oggi perché tramandato con un rituale che, come tanti caratteristici del nostro paese, sconfinano tra il pagano e il cristiano.
 "Majo", letteralmente significherebbe "omaggio", un rito in onore di Sant'Antonio da Padova e di Cristo Liberatore eseguito nella prima e nella terza domenica di settembre.
 Un rituale antico tanto quanto la bellissima abbazia, fondata su una precedente ancora più antica che verrebbe fatta risalire all'opera di Carlo Magno. 
Abbiamo di lui un affresco molto particolare; secondo Fabio Ponzo, Carlo Magno verrebbe raffigurato con i piedi posizionati "a squadra"; simbolo che in qualche modo ricorda la Massoneria.


Un'abbazia molto antica purtroppo devastata da un terribile terremoto che colpì la zona nel 900 lasciandola in rovina. 
Venne ricostruita successivamente secondo diversi documenti, dal monaco Teobaldo nell'XI secolo il quale ricorderebbe le pessime condizioni su cui versava la chiesa, definendola "piccola e oscura" (il monaco è rappresentato in un affresco all'interno mentre tiene in mano la chiesa con torre campanaria e portico).


E' ben visibile un campanile a base quadrata esteso su tre piani suddivisi a scalare da monofore, bifore e trifore, soluzione architettonica con l'obiettivo sia di snellire il peso della struttura sia a creare lo slancio per via dell'apertura delle finestre mano a mano che si raggiunge il cielo.


La facciata in pietra bianca locale è in stile romanico e conserva alcuni bassorilievi interessanti. 
Sull'architrave del portale laterale due felini si affrontano, invece sull'archivolto si presentano due ghiere decorate a palmette in stile orientale. 
Sulla porta d’ingresso sono presenti alcuni fiori in altorilievo.


L'interno è a tre navate culminanti in tre absidi, è presente un bellissimo pavimento a mosaico eseguito da alcune maestranze cosmatesche del 1200. 
Interessante l'ambone ricco di bassorilievi di animali e vegetali. 
E' ben visibile un grifo dalla cui bocca esce uno stelo culminante in due rose e accanto due uccelli che beccano un frutto.
 Nella fascia sottostante figure zoomorfe reali o immaginarie tipiche del bestiario medievale.








Accanto all'abbazia fanno misteriosa presenza alcune tombe rupestri dal fascino antico e enigmatico.
 Completamente immerse nella vegetazione e caratterizzate da alcuni tratti di sorgenti, risalirebbero al VIII-IX secolo, ma tutt'oggi ancora adagiate nel silenzio interrotto solo dal rumore dell'acqua e degli animali del bosco.
 Quattro piccole nicchie aprono le pareti rocciose, una cappella aveva lo scopo di rendere questo luogo ancora più sacro. Avrebbero ospitato i corpi dei monaci seppelliti qui, in un luogo incontaminato, dove avrebbero pregato per l'eternità.

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