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venerdì 8 settembre 2017

Le due scimmiette David e King dopo essere state maltrattate e malnutrite per anni, ora sono libere


David è una dolce scimmietta di 9 anni che viveva in un circo nel sud della Thailandia.
 Per tanto tempo è stato “usato” dal suo allenatore per il divertimento dei turisti: eseguiva trucchi di magia, andava in bicicletta e saltava vicino le fiamme. 
Tutte le volte che non svolgeva correttamente il suo lavoro, David veniva punito dall’addestratore, incatenato al collo e tenuto in una gabbia insieme a molti rifiuti.

 Per fortuna pochi giorno fa è stato liberato e ora può guarire e essere felice.
 Dopo essere stati avvisati dai turisti delle condizioni in cui viveva David, i volontari della Wildlife Friends Foundation Thailand si sono recati al circo e lo hanno portato in salvo. 
Era senza pelo e, le torture subite dall’allenatore lo hanno reso cieco, riesce solo a distinguere la luce dal buoi.


Subito dopo aver salvato David, i volontari della Wildlife Friends Foundation Thailand si sono accorti che anche un’altra scimmia doveva essere aiutata. 
Così King, un gibbone bianco di 12 anni, che proprio come David era stato venduto al circo e lì torturato, è stato liberato.

 King veniva “usato” per fare le fotografie con i turisti e ciò lo aveva reso aggressivo.
 Viveva in isolamento in un minuscolo recinto, all’interno del quale non poteva neppure muoversi, e dormiva solo su un pavimento in cemento. 

 David e King sono stati portati subito al centro di riabilitazione WFFT, visitati dai veterinari e, dopo aver ricevuto cibo e cure, sono stati accompagnati nella loro nuova e accogliente casa.


Le due scimmiette erano davvero malnutrite.
 Ora, David e King stanno già meglio, anche se ci vorrà del tempo prima che si riprendano del tutto. 
Hanno trascorso diversi anni in sofferenza e maltrattamenti ma finalmente adesso sono liberi e, una volta curati, saranno felici. 

 Fonte: http://www.lastampa.it

The last honey hunter : il documentario sull'ultimo uomo che raccoglie miele allucinogeno in Nepal


The last honey hunter (l’ultimo cacciatore di miele) è un documentario che testimonia l’esistenza di una tradizione pericolosa ma ancora oggi rispettata in Nepal quella di raccogliere un particolare miele dal potere allucinogeno in condizioni molto rischiose.
 Per realizzarlo il produttore Ben Ayers ha lavorato con i registi Renan Ozturk e Ben Knight e la collaborazione di National Geographic. 

Il documentario racconta la storia di Mauli Dhan Rai, un uomo di 58 anni che raccoglie questo particolare miele da quando ne ha 16. Per capire meglio dobbiamo però fare un passo indietro..


Tra le montagne della valle del fiume Hongu in Nepal vive il popolo animista dei Kulung, tra di loro c’è appunto Mauli Dhan Rai, che si ritiene scelto dagli dei per compiere il rito della raccolta del miele. 
C’è un sistema ben specifico per capire chi deve assumere questo ruolo, la comparsa di un sogno molto particolare in cui si è intrappolati da un ragno sulla scogliera e si è salvati grazie all'intervento di una grande scimmia bianca. 
Mauli è appunto l’ultimo "prescelto" che ha fatto questo sogno e in grado dunque, per il popolo Kulung, di assolvere al compito molto rischioso di raccogliere il miele. 
 Perché rischioso? 
Ebbene quest’uomo agile, forte e muscoloso non si occupa di raccogliere un miele qualsiasi in condizioni normali.
 Per arrivare al dolce nettare delle api è necessario infatti arrampicarsi su delle scalette fatte di corda fino a raggiungere le pareti di roccia che arrivano ad essere alte anche 100 metri (inutile dirvi che non vi è è alcuna misura sicurezza).
 Ma l’impresa non finisce qui: l’uomo deve poi scacciare le api (sono di una specie tra le più grandi al mondo) con del fumo e cercare di prendere il famoso miele senza essere attaccato dallo sciame (non indossa la tuta da apicultore ma una semplice maglia).


Uno scenario davvero inimmaginabile che però ora è sotto gli occhi di tutti grazie a questo documentario in cui si può vedere Mauli insieme ad una squadra di assistenti (tra cui Renan Ozturk, filmaker e fotografo) che compiono la difficile impresa arrampicandosi ed estraendo il miele che ha effetti allucinogeni e per questo è diventato merce lucrativa apprezzata soprattutto nei paesi asiatici.


Come ha raccontato in un articolo sul National Geographic, Mark Synnott, che ha preso parte alla spedizione, in determinati periodi dell'anno (soprattutto in primavera) quel miele assume delle caratteristiche molto particolari. 
Grazie ad alcune tossine contenute nei fiori di cui si nutrono le api si viene a produrre un miele di colore rosso che offre sensazioni simili a quelle della marjuana.
 I nepalesi lo utilizzano come rimedio naturale a piccolissime dosi.

 

 Un'impresa ardua ed emozionate per tutti coloro che vi hanno partecipato (ma almeno la troupe era assicurata con delle imbragature!). 

Quando Mauli non ci sarà più chi prenderà il suo posto?
 Sarà davvero lui l'ultimo "cacciatore di miele" del Nepal? 

 Francesca Biagioli
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